grazie è una parola con le ali.
Vola verso chi ha reso con la sua presenza belli i nostri incontri del 28 e del 29 marzo, al Castello. Vola verso chi non c'era ma mi ha pensato con amicizia affetto stima.
Vola verso i bambini che hanno riempito di storie il mio baule nel 2004 e che ho ritrovato l'anno scorso su un'altro progetto. Loro io lo so, lo sento lo capisco, sono il futuro e a quel futuro va il mio impegno, anche quello, modesto certo oggi, di scrivergli grazie su questa pagina di blog.
Il loro futuro che è anche quello dei miei figli mi obbliga a fare meglio e dippiù.
Il merlo di Beatrice mi manca. L'ho liberato al castello il 28 che teneva nel becco l'ora della terra e il 29 che teneva l'iniziativa di Libera, la straordinaria associazione di Don Luigi Ciotti, per raccogliere, fino al 30 marzo, con un sms i fondi per impiantare una cooperativa nelle terre confiscate alla mafia nella zone dove quindici anni fa fu ucciso don Beppe Diana, un sacerdote che con la sua vita testimoniava i valori della giustizia, che prima di essere patrimonio del Cielo è patrimonio della terra. Fu ucciso in chiesa a Casal di Principe il 19 marzo del 1994. E oggi 25 anni fa, il 31 marzo del 1984, fu uccisa a Nardò sotto il portone di casa sua Renata Fonte. Aveva 33 anni ed era assessore alla cultura del suo comune. Guidava in quei mesi un movimento di persone a difesa di una delle zone di terra e di mare più belle d'Italia, dal 2006 Parco regionale di Porto Selvaggio. Interessi edilizi speculatavi e interessi politici, si fusero e Renata Fonte fu uccisa. Sui giornali di oggi trovi le sue immagini, appartengono a un'altra epoca storica dell'Italia, un paese che mi ricordo bene, ero già grande. Fra quelle una mi colpisce. Lei ha un fiore di ibiscus fermato dietro l'orecchio sinistro, fra i capelli che sono lunghi biondi ondulati. E' una immagine a colori, di una estate. Il fiore è rosa. Mi viene da chiedere a tutti voi il racconto di quel fiore. Lo raccolse lei, le fu regalato e da chi? Se potessimo con la nostra azione, anche immaginativa fermare la storia prima del suo epilogo regaleremmo a Renata un'altra vita, perchè la innesteremmo oggi nella nostra. Così la prossima volta che ci sarà da rifiutarsi di pagare una tassa su un parcheggio abusivo, lo faremo. Così la prossima volta che ci sarà da dire a qualcuno che ha buttato per terra una carta, lo diremo. Sembra che la mafia sia tanto lontana da noi e invece è proprio qui vicino vicino vicino. Basta starsi zitti quando qualcuno tratta male una cosa che appartiene a tutti, che è pubblica, che è mia anche, e tua e sua e dei miei figli. Così la prossima volta, se saremo capaci non ci sarà da far alzare il volo il merlo di Beatrice con la parola grazie nel becco: grazie lo diremo a noi stessi e sarà una parola bandiera piantata sul primo centimetro della tempo che verrà.
teresa
Vola verso chi ha reso con la sua presenza belli i nostri incontri del 28 e del 29 marzo, al Castello. Vola verso chi non c'era ma mi ha pensato con amicizia affetto stima.
Vola verso i bambini che hanno riempito di storie il mio baule nel 2004 e che ho ritrovato l'anno scorso su un'altro progetto. Loro io lo so, lo sento lo capisco, sono il futuro e a quel futuro va il mio impegno, anche quello, modesto certo oggi, di scrivergli grazie su questa pagina di blog.
Il loro futuro che è anche quello dei miei figli mi obbliga a fare meglio e dippiù.
Il merlo di Beatrice mi manca. L'ho liberato al castello il 28 che teneva nel becco l'ora della terra e il 29 che teneva l'iniziativa di Libera, la straordinaria associazione di Don Luigi Ciotti, per raccogliere, fino al 30 marzo, con un sms i fondi per impiantare una cooperativa nelle terre confiscate alla mafia nella zone dove quindici anni fa fu ucciso don Beppe Diana, un sacerdote che con la sua vita testimoniava i valori della giustizia, che prima di essere patrimonio del Cielo è patrimonio della terra. Fu ucciso in chiesa a Casal di Principe il 19 marzo del 1994. E oggi 25 anni fa, il 31 marzo del 1984, fu uccisa a Nardò sotto il portone di casa sua Renata Fonte. Aveva 33 anni ed era assessore alla cultura del suo comune. Guidava in quei mesi un movimento di persone a difesa di una delle zone di terra e di mare più belle d'Italia, dal 2006 Parco regionale di Porto Selvaggio. Interessi edilizi speculatavi e interessi politici, si fusero e Renata Fonte fu uccisa. Sui giornali di oggi trovi le sue immagini, appartengono a un'altra epoca storica dell'Italia, un paese che mi ricordo bene, ero già grande. Fra quelle una mi colpisce. Lei ha un fiore di ibiscus fermato dietro l'orecchio sinistro, fra i capelli che sono lunghi biondi ondulati. E' una immagine a colori, di una estate. Il fiore è rosa. Mi viene da chiedere a tutti voi il racconto di quel fiore. Lo raccolse lei, le fu regalato e da chi? Se potessimo con la nostra azione, anche immaginativa fermare la storia prima del suo epilogo regaleremmo a Renata un'altra vita, perchè la innesteremmo oggi nella nostra. Così la prossima volta che ci sarà da rifiutarsi di pagare una tassa su un parcheggio abusivo, lo faremo. Così la prossima volta che ci sarà da dire a qualcuno che ha buttato per terra una carta, lo diremo. Sembra che la mafia sia tanto lontana da noi e invece è proprio qui vicino vicino vicino. Basta starsi zitti quando qualcuno tratta male una cosa che appartiene a tutti, che è pubblica, che è mia anche, e tua e sua e dei miei figli. Così la prossima volta, se saremo capaci non ci sarà da far alzare il volo il merlo di Beatrice con la parola grazie nel becco: grazie lo diremo a noi stessi e sarà una parola bandiera piantata sul primo centimetro della tempo che verrà.
teresa
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