giovedì 19 marzo 2009
piccola tappa nella scatola della tivù
ieri pomeriggio nello studio televisivo di una televisione locale. Mi butto in una situazione di cui non conosco le coordinate, se non: vado alla televisione. Che errore. C'è televisione e televisione (forse), programma e programma, conduzione e conduzione: stile e stile. Che errore. Pagato ritagliandomi in una eccessiva rigidità come se automaticamente la parola sotto i riflettori si flettesse nella finzione. Sono stata al gioco, è vero. Ma potevo sceglierlo e invece ho preferito ignorarlo. Ci sono contesti come quello di ieri pomeriggio in cui la comunicazione è volutamente frivola, deliberatamente costruita a impegnare pochi neuroni, caso mai si stancano. In quel contesto suona fuori misura e sfiorisce subito una parola che si schiera dal lato del senso. Meglio sarebbe stato ritagliarsi uno spazio di parola nel cono d'ombra dell'ironia che fa luce sul mondo intorno.
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