mercoledì 10 giugno 2015
Il furto della vita
Era strana quella gazza. Con quella coda spezzata. Cercava di liberarsi di quel peso che certo la ingombrava, provando a volare. Ma volando si rendeva solo conto di non farcela; non riusciva ad alzarsi più di mezzo metro da terra. Fra gli ulivi stamattina. Ho saputo subito guardandola da lontano, ero protetta dalla disperazione di quel vivente dall'abitacolo della macchina, che sarebbe morta. Ho fatto diagnosi subito. Uccisa dai gatti o dalle altre gazze. O dalla volpe. O dalla sete. Così violata la sua vita da chissà quale incidente, non può farcela. E ho subito pensato a quando la vita spezza la nostra. Una malattia un trauma fisico un danno irreparabile causato da tragici legami famigliari. Quando ti arriva un danno a spezzarti il volo. L'abilità, l'unica, il prerequisito alla vita stessa: alla sua leale battaglia quotidiana. A quel punto non hai scampo, a meno che non hai la fortuna di qualcuno che ti raccolga per strada. E ti curi. E ti aiuti a guarire almeno un pò; almeno quel tanto che ti consenta di recuperare alcune abilità. Ma sono situazioni rarissime. Soprattutto quando chi ti cura lo fa per avere qualcosa in cambio. Per costruire legami fondati sul debito e sulla dipendenza; per asservirti in una forma di schiavitù psicologica; per fortificare i suoi muscoli; quelli di chi è capace di aiutare ma indebolendo ulteriormente i tuoi. Perchè anche dall'aiuto bisogna guardarsi le spalle. Anzi, guardare davanti; guardare bene dritto negli occhi di chi te lo sta offrendo. Aiutare è un gesto d'amore. L'amore ha a cuore la libertà e la dignità dell'altro. Aiutare è dei coraggiosi. Ecco perchè è così sacro aiutare. Così divino. Altrimenti meglio le fauci del gatto. Cara gazza so che da qualche parte stai agonizzando. So che stai male. Io sto male con te. A che serve? A essere consapevoli del dolore in cui siamo immersi fino al collo e fino alla coda. Avevo ventotto anni quando la vita ha spezzato la coda anche a me. Anche meno, molto meno; avevo un giorno quando sono nata in una storia famigliare piena di solitudini; piena di rabbia; piena di incompiutezza. E non per cattiveria no; solo per ignoranza. Conosco i gatti i topi la sete l'opportunismo delle altre gazze e tuttavia sono qui a scriverne. Forse sono già morta anch'io e non me ne sono accorta o forse se non muori hai comunque una speranza. Una sola. Attraverso questo deserto te la consegno. Hai scritto con me queste parole per qualcuno che ha la coda spezzata e cerca di liberarsene volando. Accumula solo angoscia. Stai ferma e prega. Io prego con te.
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