domani pomeriggio e domenica pomeriggio dalle 16 alle 17.30 sarò al Castello Carlo V a Lecce. Racconterò in quello spazio di tempo due storie diverse: domani una storia gialla e domenica una bianca. Uscirono fuori cinque anni fa ormai, da un progetto di continuità didattica che feci con sessanta bambini fra i cinque e i sei anni. Era fra le prime cose, le prime attività che svolgevo con i gruppi. L'arte come strumento e come fine di un processo di esperienza che ruota intorno al bisogno di bellezza, ma anche a una determinazione a costruire memoria e memorie, avendo fra gli scopi quello di arrivare a un libro manufatto. Racconto queste due storie dentro un contenitore che è la rassegna d'arte Artwoman curata da Marina Pizzarelli che quest'anno è dedicata al design. Io credo di aver costruito in questi ultimi cinque anni diversi progetti di design, sociale. Ho progettato per gruppi e per piccole comunità di adulti, e di piccoli, attività che avevano come fine l'educazione alla bellezza e l'educazione alla memoria.Non perchè io sia educata, al contrario. Spesso facciamo le cose per insegnarcele a noi stessi, per collocarle e sapere dove stanno in quel momento vive in noi. Così ho tracciato una mappa di bellezza e di memoria ma per chi incontro e mi ha conosciuta artista secondo i canoni dell'artista che fa il quadro le sculture e poi le mette in mostra, io non c'ero più. E invece c'ero e ci sono fra persone con cui in questi anni è stato emozionante lavorare insieme: parlo di Clara Russo, un nome per tutte le maestre dell'Istituto comprensivo di San Donato con cui ho collaborato a frammenti e pezzi, ma assai intensamente in questi anni; e poi parlo di Valentina Sansò con cui costruiamo e scriviamo in un presente che non diventa mai passato la storia anzi, la cronaca, del nostro gruppo lettori Germinazioni. Sono sorellanze quelle con Clara e Valentina che hanno prodotto maternità. Molte inedite storie collettive. Sarebbero rimaste inaudite e per sempre irreali se non le avessimo portate sulla Terra. Domani e domenica vi mostro i tiranti le corde, le funi di quelle storie: l'emozione di una parola che sgorga dalla vita di un bambino o quella che ti precipita addosso senza preavviso. Io per prima sono stata presa alle spalle e non sono riuscita se non facendomi venire il torcicollo a guardare in faccia ciò che si mostrava a me, a noi, ogni volta come un regalo inatteso: una sopresa. Questa è per me l'arte. Il dolore a cui non voglio rinunciare. un bacio senza novalgina.
Teresa
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