giovedì 18 marzo 2010
la gabbia di chi
c'è un canarino sulla strada che percorriamo, nei giorni di grande bravura, io e Alvaro quando lo accompagno a scuola. Negli altri giorni che già male cominciano, andiamo in macchina. In questi giorni, in questo periodo, lui o lei? Canta sempre. Canta mentre le macchine gli passano veloci di fronte, senza udirlo. Intorno a lui che sta appeso in una gabbietta sul muro esterno di una abitazione al piano stradale, tutto è normalmente brutto. Una normale, brutta, periferia. Di quelle che ci sono a cloni, in valanghe di luoghi. Eppure lui canta. O lei. Perchè. Non può farne a meno. Lui, lei, non canta per essere udito da me, che ci passo solo nei giorni belli, nè dalle macchine che gli passano accanto senza neppure vederlo e per giunta intossicandolo di idrocarburi, canta perchè non ne può fare a meno. In questa necessità io vedo una somiglianza con la mia vita. Dolorosa inaccessibile inesplicabile più di tanto. Perché è il suo canto in gabbia e in quella sua solitudine e con quella periferia brutta intorno a lui che mi consente di “vederlo” . Anche i passeri e le cincie e il pettirosso cantano. Ma chissà perché il loro canto non si apre in me lo stesso varco che quello di quel canarino compie. Come una lama lui mi apre a una verità. C’è qualcosa c’è qualcuno a cui il suo canto, pur in quelle difficili ostili insensate condizioni, risponde. Si leva. E’ in lui o fuori? E’ una domanda inconcludente. C’è qualcosa che lo sopravanza, che lo sorpassa e lo include, a cui risponde. O che invece interroga. O con cui forse semplicemente dialoga. Lui dice Buongiorno, eccomi qui, sono vivo, perché non può farne a meno. Mettendo a disposizione per dirlo l’unico strumento che ha a sua disposizione. L’unico dono. Sembra una fesseria ma prova a rifarlo tu il suo canto, non ci riuscirai mai tale è la sua bravura. Una creatura così piccola, potrebbe starmi nel palmo, con un dono così straordinario. Un dono di cui non si vergogna, che non giudica che non lo mette in conflitto che non censura. Io lo vedo in gabbia, la sua voce è libera.
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