mercoledì 17 marzo 2010
Da Catiopoli
eccoti Catia! alla fine mi hai trovata. Alla fine di una lunga mattinata passata a passeggiare costeggiando il mare e fermandosi sotto il primo vero sole ufficiale di una Primavera che qui, solo da due giorni, si avverte con incredulità. Cara Catia noi ci conosciamo da venticinque anni e tu sei per me una doccia, un acquazzone di sentimenti. Agli incontri con te, se anche mi hai mai sfiorato il pensiero di venirmene con l'ombrello, non l'ho mai aperto. E' così bello starsene sotto tutta questa tua nuvola che scroscia: amicizia affetto lacrime pensieri, mentre le scarpe si muovono e con loro la mente. Tu mi hai insegnato un giorno, uno di questi venticinque anni, che ti rispecchi in quel modo di funzionare della mente studiato dal filosofo epistemologo, Karl Popper. Che ci sono persone che pensano meglio se stanno impegnati col loro corpo in un'azione; come camminare. O nuotare, o guardare la chioma dell' albicocco.Ci siamo salutate tre ore fa. Ma chi ti conosce sa che la camminata nei sentimenti, quelli che tu conosci uno per uno e li sai chiamare col loro esatto nome, continua dopo che te ne vai. Sarà per quell'aria di familiarità così grande che si stabilisce con la propria emotività; perchè un dono tu fai a tutti, proprio a tutti. Non giudichi non metti nessuno, forse solo Berlusconi, in una scatoletta che poi lasci chiusa in uno scaffale. Tutti i tuoi cari gli amici i parenti i compagni di avventure politiche come le vecchie amiche di scuola ma anche i tuoi pazienti, tutti vaghiamo liberi nel tuo mondo. E la libertà come tu dicesti al tuo matrimonio, nell'omelia che un prete illuminato a te e a Gustavo lasciò dire, è ciò che riceviamo in cambio, dall'amore.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento