lunedì 12 aprile 2010
catalogo
Ho trovato sul mio tavolo, sta da qualche tempo poggiato qui per una serie di circostanze, un’immagine che racconta l’atterraggio di un pensiero in noi. Cadono a volte come fiocchi di neve, tanto che non te ne accorgi nemmeno se non per il brivido di freddo, di ansia, di inquietudine che ne segue, e non sai perché; cadono come aeroplani di carta, li lancia la mano di qualcuno che tu non riesci più a sentire forse perché ti sei tanto abituato alla sua voce: forse tuo figlio o tuo marito o tua moglie o tua madre. A volte i pensieri cadono da una altezza talmente grande e a una tale velocità che sono veri meteoriti e ti lasciano senza parole per mesi e per anni. Generano delle fratture immense che solo l’opera di qualcuno insieme a te, può riparare. Ci sono invece quei pensieri, come chiodi, che un martello invisibile spinge e spinge dentro, quelli che alla fine producono piccole crepe. Sono i pensieri più pericolosi. Perché quella sembra una frattura da niente e invece nel tempo diventano fessure che ti trapassano da parte a parte separando per sempre in due parti, tre cinque, ciò che prima si teneva insieme. Ci sono poi i pensieri che ti arrivano lanciati da una corda che ha alla sua estremità un piccolo peso che consente loro di poggiarsi stabilmente in te. Una piccola misura di piombo che consente l’ammaraggio. Chi te lo lancia questo pensiero, e da dove viene e poi dove va, è il mistero più grande di ogni altro. Sono le cose che fai e che ti fanno dire a distanza di anni: come ho fatto a farlo? Sono le cose, le immagini le parole che hai segnato tu, hai scritto tu, hai tenuto tu in mano per la prima volta, ne sei stata la madre e il padre, ma che non ti appartengono: hai dovuto lasciare andare per farle vivere. Costa dolore lasciare andare. Sembra che stai per perdere tutto, la tua vita stessa, la tua identità, i tuoi sogni. Ma non è vero. La vita è vita nello scambio. E i sogni esistono solo se li sai nominare. Se tutto sta fermo perché con le mani stringi e trattieni e in quel trattenere trovi la tua sola ragion d’essere, niente accade mentre intorno a te il mondo le persone care, e quelle che non lo sono affatto, vanno e disegnano i loro confini. E un giorno ti svegli e stai dentro il confine di qualcun altro e ti hanno dato una carta d’identità una casa una famiglia e una storia in cui stare. E questo è il pensiero peggiore di tutti: quello preso in prestito da qualcun altro.
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