se poggerai il tuo dito elettronico sull'Italia di Italo, sarai catapultato nel mio vecchio sito. Con Nichi siamo finalmente riusciti a trasformare in presentazione un catalogo di immagini sulla mia biblioteca scavata nel 1998. Dieci anni fa e passa. Una mostra che portai a una fiera del libro a Milano e che poi ho allestito anche a Campi Salentina, due anni dopo. Quei libri diventati materia prima di scultura, come un tozzo di pietra, stanno adesso addormentati, come la gran parte delle mie opere, in un armadio. Dormono, addirittura russano, certi che nessuno li sveglierà, men che meno io. E invece accade che uno si stanca di dirsi sempre le cose che non fa. Certo non è certo una nuova mostra; è tuttavia un dono. A me stessa in primo luogo. Non riesco a fare molte, moltissime cose; il mio tempo non si è frantumato dippiù: si perde come se ci fossero delle perdite dentro la conduttura del tempo che come uno scheletro fondamentale tiene in piedi la mia storia. Ce ne più di una. Ecco perchè non riesco a porre riparo più a niente. Dovrei chiamare un bravo idraulico ma temo che non potrebbe nulla. Il tempo infatti non se ne va via a perdere ma entra nelle falde di altri. Ho nutrito col mio tempo in questi due anni di silenzio e di assenza dal mio tavolo da disegno i miei figli, e quei due progetti che per un concorso di circostanze sono riuscita, grazie anche all'impegno preso con altri, a concludere o portare avanti. La vita si muove. Se penso di dover abitare oggi la forma di due anni fa rabbrividisco. Sono una lumaca nuda senza più casa. Quella vecchia, piccola è diventata, e se mi dispero a doverci entrare daccapo perdo solo altro tempo, e quello non va a finire nelle falde degli altri ma a nutrire una disperazione. Quella di essere cambiata per sempre. Addio vecchia crisalide.
Farfalla Teresa
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