martedì 28 febbraio 2012
Uno fa un nodo a una matita
per ricordarsi di una cosa importante:
hai disegnato stamattina?
Hai tirato fuori il tuo dolore
la tua difficoltà
o hai lasciato che quelle prendessero il sopravvento
e ti lasciassero muta
incerta
insicura
a girare intorno a te stessa senza via d’uscita?
Un nodo alla matita uno lo fa
per fare uscire la pioggia dai capelli di una donna
che ha sete di se stessa
prima di ogni altra cosa.
Io l’ho fatto quel disegno.
Allora, il nodo, adesso, lo sciolgo.
Si, Teresa, scioglilo.
La tua donna che ha sete di sé è davanti a te, esiste.
L’hai tirata fuori dal nulla.
Vive adesso sul cavalletto. Si guarda intorno,
ha alcune villette, e finestre,
dall’altra parte del balcone.
Chissà se è contenta di stare al mondo e di stare qua.
Io sì, di lei.
Non perché è bella come avrei sperato
ma perché, invece, racconta un’altra storia ancora:
di tutta l’acqua che ho dovuto bere,
che anche altri, animali piante uomini, hanno bevuto
nei miliardi di anni scorsi,
per arrivare a tirarla fuori dal suo buio.
In realtà: dalla pena dalla rabbia dalla tensione,
oggi l’ho estratta.
Come un minatore ostinato me ne sono
andato lo stesso in miniera.
Ho dato colpi di sghimbescio
il martello mi è sfuggito più volte di mano
cadendomi sui piedi
ahia, ahia,
ma poi dicevo:
non fa niente
va bene lo stesso.
Questo disegno di me racconta:
di quanto io abbia avuto bisogno di lui oggi.
Per sciogliere un nodo che avevo in gola.
Erano lacrime:
acqua salata.
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lo sai che sei una grande poetessa..vero?
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