E’ buio quaggiù, accidenti. Cerco in tasca un pacchetto di fiammiferi, ma io non fumo: come potrei mai averceli? Una pila allora. Ma se mi dimentico pure dove metto quella che tengo a casa per quando se ne va la luce, beh, potrei averla messa nella tasca del mio vestito, sono da sempre sovrappensiero. No, niente. Niente luce oggi. Buio pesto. Non riesco nemmeno a leggere il biglietto che ho trovato mentre cercavo i fiammiferi, la pila. Chissà che c’è scritto. Forse, a Pino. Mio fratello. Che questo quadro l’ho fatto proprio nelle settimane successive al sua morte, uno strappo violento irredimibile, il 28 marzo, due anni fa. Una disgrazia annunciata da così tanti anni che uno pensa che sta soltanto portando male a sé e agli altri. E invece. Invece dovremmo sempre dare ascolto a ciò che senza programmazione ci parla dalle profondità di noi stessi. Quelle sono parole che vengono su come bolle d’aria dall’unico luogo che l’aria ce la fornisce davvero: l’anima, quando siamo disposti ad ascoltarla. Ascoltarla, e però anche, dare a lei spazio. Attenzione, prendendo in seria considerazione, ponderando con la necessaria gravità, ma anche velocità e spontaneità e flessibilità, quella luce piena quel soffio vitale e leggerissimo che essa ci porta come un messaggio. Come ambasciatore di qualcosa di più grande: noi stessi. Io, per me. Io come suggeritrice di cose che mi riguardano e che solo io conosco, onestamente davvero sinceramente per come esse sono e sono state, e come andate.
Anche le immagini, provengono da laggiù,o da lassù. Anche loro ambasciano un messaggio. In questo perimetro oscuro, di notte senza più giorno perché ciò che ho perduto per sempre se n’è andato, io cerco Pino. Dove sei? E stranamente quella domanda si accende. Come ogni parola, come ogni volta che usciamo allo scoperto e ci prendiamo la voce per dire una frase veramente necessaria. E che appartiene senza ambiguità: proprio a me. E’ necessario domandare al buio alla notte alla morte, a Pino che non mi rispondere: dove sei?
Ho come la sensazione, me lo dice quel rigurgito d’aria e luce da laggiù, che sei dove sono io. Dove sono?
Nel buio. Ma non urlo, parlo.
Parlo a chi mi è caro a chi sono cara io. Questo basta a non farmi sentire sola. A sentire il buio come uno spazio abitato in tanti.
Ciao Teresa...
RispondiEliminac-i-a-o... nel buio accendo un fiammiferino...ne esce un po' della mia faccia, ti sorrido, sono gioia :-)
ti abbraccio e adesso siamo in due appena appena illuminate. notte!
quanto dura un fiammifero acceso? so che lo hai fatto durare a lungo gioia, so che ti sei scottata la dita per farmi vedere la tua faccia: ci sei riuscita.
Eliminate la stringo fra le mani. ti sorrido.
c-i-a-o: buon giorno!
teresa
Il dono
RispondiEliminaIo parlo dal profondo della notte
dal profondo dell'oscurità
e dal profondo della notte io parlo.
Se verrai a casa mia, amico
portami una luce ed una finestra
da cui io potrò osservare
la folla felice nel vicolo.
(Forugh Farrokhzad)
... alla prossima finestra, come dono di luce.
Forugh se n'è andata nel '67, quando nascevo io; testamento di donna... in donna.
Con un forte abbraccio. MR