ma già il vento ha cominciato a portali via:
a seminarli in un campo lontano.
Vorrei riuscire,
almeno
a mettere insieme
quelli che stanno sul tavolo
per terra
quelli che
gentilmente, mi hai raccolto tu da terra
ieri.
Ma sono troppo piccoli
e sono tantissimi
e poi io manco di pazienza
e ora, senza il mio cuore,
manco di amore:
non deve stare però lì l’amore
o non solo.
Perché è l’amore mi spinge
a farmi scudo con me stessa
con il mio corpo
di un dolore che,
altrimenti,
distruggerebbe tutto e tutti
e invece
una protezione,
tutta quella che riesco a esercitare e anche quella che non riesco,
con la mia anima chiamata pienamente a raccolta
perché il dolore non annienti
ma mi mostri me.
No, certo non più intatta,
ma capace di stare davanti a questo tavolo di briciole
senza alzarmi
senza sbuffare
senza pensare che la soluzione sia andarmene
e lasciare tutto lì.
Non sarà più lo stesso cuore di prima,
- un pezzo lo troverò fra qualche anno come petalo nella corolla di un fiore
un altro su un davanzale di una città lontana
un altro nella tasca del cappotto di mia figlia
un altro lo cercherò per sempre senza esito, lo so
un altro mi arriverà per posta
e saprò che ci sta dall’odore che porterà con sé -
perché quando li troverò non andranno più al posto loro.
E poi arriveranno pezzi di cuore di altri
e saranno così piccoli che non potrò più riconoscerli
e comincerò a mettere insieme il mio e il tuo e il suo
e quello di una amica di te
e questo puzzle non finirà più.
Ma ogni pezzo, ogni volta, mi porterà vicina a una verità
da cui in questi anni sono stata lontana.
Così, rotto,
funziona meglio di prima.
13 febbraio 2012
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