Dice il giornalista alla radio che sei morta.
Ma il tuo libro
quello bello che raccoglie tutte le tue poesie
è sopra le mie gambe.
E io lo tengo con me
tutti i giorni:
sta appoggiato sul mio comodino
a fianco al letto
per consolarmi dei grandi dolori
ti leggo.
Le tue parole hanno una forza
che nessuna altra parola possiede:
tiene, con dita, delicate come petali di anemone,
la verità.
E quella non scappa
ma resta.
Resta nelle pagine del mio libro
che puoi trovare anche tu
in qualunque libreria di una città.
La verità,
questa prova difficile e dolorosa
ma anche felice e libera;
condizione ultima del pensiero
che trovi quando smetti di cercare
nella tasca della giacca
in quella vecchia la trovi,
che sta ferma come sta ferma la piramide laggiù
mentre ti sorride eppure ti fa male
e pure ti lascia muto.
Colpevole, eppure liberato
in questo libro qui,
un semplice libro di poesie.
Guardiamoci le spalle da ciò che è semplice.
E non credere a quella notizia:
è morta la Szymborska,
essa sta sulle mie ginocchia
e se apro il libro
a qualunque pagina, parla.
Ha una voce inconfondibile
che raccoglie le galassie disperse
in colonne ordinate
strette e lunghe.
Ha costruito scale
per uscirsene dal sistema solare
e le ha lasciate,
piegate,
ordinate numericamente,
per terra, a fianco al letto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento