Il plesso Bartolo Longo, a Latiano, era un sacerdote Bartolo Longo, oggi è un beato, una scuola elementare dove ho svolto la seconda puntata di un laboratorio dedicato al libro di Bruno Munari Cappuccetto Rosso, giallo, verde, blu e bianco, è formato da alcuni padiglioni. Una metà, sono vuoti. Forse lì ha frequentato la scuola il mio Giovanni Rubino, e sua sorella Margherita. E il loro fratello Fulvio. A distanza di anni, e molte e dolorose vicende che riguardano me e loro, come tutti, tutti noi nessuno escluso, io sono entrata in quella scuola per portare una esperienza, un pensiero, in cui l’arte, la narrazione, cerca di cucirsi insieme alla mia vita oggi e a quella dei piccoli che incontro. Ho cercato, piuttosto male questa volta, di tenere insieme tutti questi livelli. No, non è stato facile, anzi. Difficilissimo. Come quando si fanno le cose per forza, costringendosi. Come quando si fanno le cose per gli altri, e tu tratti te stesso come un altro. E quindi non ti ascolti.
In quella scuola c’è ancora oggi, a distanza di giorni, una nevicata di errori. Quando abbiamo attraversato la storia bianca di Munari, degli errori abbiamo parlato. Cappuccetto non vede il lupo, né il lupo lei. La storia ha come aiutante, la neve: il caso. A volte però i nostri limiti non ci aiutano, al contrario, ci sono antagonisti. Ci inciampano. E gli altri, se ci vogliono bene, ci possono dire, guarda per me…. Ci fanno vedere un limite che possiamo spostare dentro di noi. Una cecità che possiamo accendere. Perché prendersela? Essa è l’inizio di una nuova storia. Se l’errore viene trasformato. Non viene messo all’indice, non viene colpevolizzato. Capisco bene da me che ci sono errori ed errori, ed è giusto affrontare le responsabilità che comporta la nostra mancanza di prospettiva. Essa però non è solo una colpa e basta. Siamo esseri limitati. Dalla nostra storia personale, dal nostro tempo storico, dalle nostre potenzialità. Ma quel limite è una risorsa. Perché segna un punto di partenza. Se non lo paragono al punto di partenza degli altri ma al sorgere del sole, alle 5.30, di stamattina. Ho alcune ore per sciogliere il mio errore al sole. Quelli nostri; quelli dispersi sul viale della scuola ci resteranno per un altro po’. Fino a giugno. A settembre, quando i miei amici saranno in terza insieme alle loro maestre, che sono contenta di avere conosciuto, tutte, anche quelle della "scuola dei giardinetti", da ognuna, come da ognuno dei bambini, ho preso un frammento di verità, allora, a settembre, gli errori saranno spariti. Sarà rimasta invece l’ombra di qualcuna di quelle parole sul nostro cuore. Quella noi adulti dobbiamo imparare a liberare. Dentro noi stessi, scioglierla. Basta alitarci sopra, prendere la parola. Agirla. E se sbaglio, è l’inizio di una nuova storia.
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